La guerra al giornalismo

La guerra al giornalismo

Agcom ingiunge ai giornalisti di esplicitare le loro intenzioni di voto. Secondo le motivazioni, espresse nella delibera pubblicata mercoledì, il movente risiede nella volontà di consentire alle redazioni televisive di invitare giornalisti che, in base alle risultanze di quelli già inseriti nella scaletta del programma, realizzino così la par condicio. L’errore si registra aprioristicamente nel modus pensandi: categorizzazione ed etichettamento. Il morbo che affligge la modernità consiste nell’esclusione aprioristica di chi non la pensa come si vuole che si pensi. Di conseguenza, si procede con l’annullamento e la delegittimazione di chi risulta scomodo, ma non secondo il pensiero, bensì seguendo un mero ragionamento basato sulle preferenze politiche. E questo arginamento, che procede di pari passo con la delegittimazione del pensiero (operato in riferimento all’orientamento politico) si rivela conveniente a chi esercita il controllo sulla comunicazione.

Ma oltre a questo inammissibile modus operandi, ciò che l’Agcom ha stabilito si palesa nitidamente contrario a quanto affermato nella Costituzione. Non dico che dovremmo saperla a memoria, ma al contempo ogni tanto potremmo anche sfogliarla qualche pagina. Così magari scopriamo che piuttosto del ricorrimento alle modifiche, sarebbe molto più semplice e fruttuoso applicarla.


Emanuele Liberti

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