Io VS l'Olanda

Partire per l’estero non è sempre facile. A volte si deve imparare a trovare il coraggio di vivere in una famiglia un po’ inusuale o in una classe divisa tra “dive” e “sfigati”. Questa è la storia di Andrea, che un anno fa ha deciso di provarci, dopo aver conosciuto una studentessa che dalla nostra scuola era partita per l’America. Aiutato dalla professoressa Dolce -docente di lingua inglese presso il liceo linguistico A.Pieralli-, è entrato in contatto con l’organizzazione STS, di cui la docente è rappresentante a livello reginale. Così, dopo aver superato esami e colloqui, è riuscito a partire per l’Olanda con il suo sogno in tasca e tanta voglia di imparare.
 
Una volta arrivato nella cittadina di Roden situata nella provincia di Groningen, nella parte settentrionale dei Paesi Bassi, si è reso conto che non tutto rispecchiava le sue aspettative. La famiglia, composta da una madre affettuosa e un padre stressato, una sorella fin troppo studiosa e l’altra fin troppo distante, imponeva molte regole, a volte un po’ troppo rigide. Cosa succedeva se trasgrediva? Lo ammonivano con un cartellino giallo. Due gialli facevano un rosso, il che significava dover tornare a casa.
Abituato a vivere in completa autonomia nella sua famiglia italiana, si è ritrovato così a dover combattere in un ambiente talvolta oppressivo, ma che gli ha anche regalato momenti indimenticabili.
“Certe cose che ho fatto con loro non sarebbero state possibili con la mia famiglia italiana. Mi manca cenare e poi vedere un film tutti insieme, oppure prendere un tè la domenica sera.”
Vivere al confine tra indipendenza ed oppressione: una situazione “estrema”, come l’ha definita lui, ma che gli ha fatto conoscere un altro significato della parola famiglia.

 


La scuola è stato senza dubbio il luogo in cui integrarsi è risultato più difficile, anche a causa della poca collaborazione da parte delle sorelle. Una volta inserito in una classe del terzo anno di liceo, è stato complicato capire come funzionava il sistema.
“A ricreazione la gente spariva.”
Un attimo prima era circondato da compagni e professori, l’attimo dopo si trovava solo, senza capire bene il perché. Il problema risiede nella mancanza di un gruppo classe nei sistemi scolastici stranieri. Ciò si sente soprattutto quando si è nuovi e non si hanno punti di rifermento o persone su cui contare. Gli studenti passano il tempo tra una lezione e l’altra fuori dalle aule, nei corridoi, in caffetteria o in biblioteca. Per chi non fa parte di un gruppo e non conosce la lingua, tutto questo può spaventare, ma ogni ostacolo può essere superato. Andrea ha trovato l’appoggio dei suoi insegnanti olandesi, che sono stati sempre molto disponibili e cordiali.
La sua classe, al contrario, era divisa fra “dive” e “sfigati”. Essere uno studente di scambio, però, dà la possibilità di andare oltre le divisioni e riparare quelle fratture che prima sembravano impossibili da rimarginare. Così, con una buona dose di pazienza e un pizzico di simpatia italiana, è entrato nel cuore di tutti, abbattendo i muri che inizialmente separavano la classe. E’ stata una bella soddisfazione, soprattutto quando, alla fine dell’anno, i compagni hanno deciso di organizzargli una festa a sorpresa, per ringraziarlo di quello che aveva fatto per loro. Questa è emozione, questo significa essere fieri di sé, riuscire ad oltrepassare limiti e far capire che non esistono “dive” e “sfigati”, perché siamo tutti uguali.
 
Proprio grazie agli amici e alla famiglia, Andrea è riuscito ad imparare l’olandese, lingua che a noi appare totalmente incomprensibile. “Buongiorno” e “buonanotte” erano due tra i pochi termini che conosceva prima di partire. Il lavoro svolto per imparare questa lingua non è stato affatto facile.
“Ogni volta che sentivo a lezione una parola che non conoscevo, la cercavo sul dizionario. Il mio quaderno era una lista infinita di parola-uguale-traduzione. Per questo sapevo dire termini della storia specifici, ma non altre parole più comuni.”

Parlare una nuova lingua vuol dire fare un salto nel vuoto. Non si sa se quello che si dice ha senso, ma vale comunque la pena di provarci. Per questo talvolta si fanno errori alquanto imbarazzanti.
“Una volta ho detto a una mia amica di aver mangiato uno stronzo, perché la pronuncia era molto simile alla parola prosciutto.”
Alla fine dell’anno scolastico, Andrea è stato in grado di esporre delle presentazioni su temi molto importanti, come la dipendenza da internet che affligge le generazioni di oggi, oppure la diffusione dell’ideologia nazista facendo una recensione del libro “il bambino con il pigiama a righe”. A parte questi risultati scolastici, non affatto trascurabili, la soddisfazione più grande che ha avuto concludendo il suo percorso di studi, è stata l’opportunità di raccontare la propria esperienza in un incontro di orientamento per i nuovi partecipanti al programma STS. Questa occasione gli ha dato la possibilità di parlare in olandese davanti a 200 persone e ricevere complimenti per la pronuncia e la fluidità della lingua.
 
L’Olanda ha aiutato Andrea ad aprire i propri orizzonti e capire molte cose su se stesso.
“Lassù c’ero IO VS L’OLANDA, non io e la mia famiglia vs l’Olanda.”
Lontano dalla sua terra, inoltre, ha potuto guadare l’Italia sotto un nuovo punto di vista. Ma si sa, dall’esterno le cose si guardano con più chiarezza e si apprezza ciò che prima si riteneva un punto debole. Il nostro paese, infatti, è molto apprezzato all’estero, anche grazie ai ragazzi che decidono di partire e diffondere
 
la storia della nostra cultura. Quando devi partire non vedi l’ora di conoscere nuove realtà, quando ci sei dentro rimpiangi ciò che ha lasciato.
“Alla fine di un’esperienza metti gli occhiali: riesci a vedere meglio, e tutto diventa più bello.”

Emanuela Pisanò

Per info:
Andrea Tomassoni 5L
Prof.ssa Dolce Virginia Flavia
Organizzazione studio all'estero STS https://www.sts-education.com/italy/

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